Se la proposta di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu agli italiani detta l’agenda elettorale di questi giorni e attira, secondo gli ultimi sondaggi, quasi 4 italiani su 10, i contribuenti sono già scesi sul piede di guerra contro l’odiato e discusso balzello.
Da settimane, infatti, le associazioni dei consumatori, sono al lavoro per chiedere a gran voce il rimborso dell’Imposta Municipale Unica pagata dai cittadini nel 2012.
Le risposte non si sono fatte attendere: sono state circa 300mila le domande già presentate per ottenere il rimborso ed il numero è destinato a crescere fino alla data di scadenza del 28 febbraio.
La questione del rimborso era stata, però, già affrontata dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti che pubblicamente ha promosso una class action contro l’Imu.
Tutto nasce dall’analisi del Rapporto Ue 2012 su Occupazione e sviluppi sociali, secondo cui la vecchia Ici non aveva impatto sulle disuguaglianze e aumentava leggermente la povertà, mentre la nuova IMU per essere più equa e avere un effetto redistributivo dovrebbe essere modificata in senso più progressivo.
Ciò che viene lamentato, in sintesi, è la mancanza di equità della ormai tanto ‘chiacchierata’ tassa sugli immobili.
Ricordiamo che secondo Giulio Tremonti l’Imu è incostituzionale perché infrangerebbe l’articolo 3 (principio di uguaglianza), l’articolo 47 (tutela del risparmio) e l’articolo 53 (principio di capacità contributiva).
La base imponibile dell’imposta si identifica, infatti, con il valore dell’immobile, calcolato sulla base della rendita catastale rivalutata senza una opportuna progressione temporale, e non tenendo conto del valore economico reale e senza prevedere alcun criterio correttivo successivo, necessario per avere quella flessibilità che avrebbe garantito all’imposta il rispetto del principio di uguaglianza sancito all’art. 3 della Costituzione.
L’assenza di correttivi necessari ad assicurare la parità di trattamento fra cittadini si ripercuote inevitabilmente sul principio di capacità contributiva, perché ogni cittadino è obbligato a contribuire alla spesa pubblica in base alle proprie risorse, per cui se l’aumento della base imponibile, avviene in modo indiscriminato, genererà una sproporzione di quanto è dovuto, rispetto alla capacità contributiva del cittadino, violando cosi l’art. 53 della Costituzione.
L’IMU, secondo le contestazioni che la riguardano, andrebbe anche contro il principio della tutela del risparmio di cui all’art.47 della Costituzione, poiché colpisce in modo indiscriminato e senza alcun meccanismo correttivo.
Nel caso in cui l’IMU venisse dichiarata ufficialmente incostituzionale, esiste un preciso procedimento per chiederne il rimborso, un’operazione, questa, che potrebbe costare caro alle casse dello Stato e dei Comuni.
Sicuramente la dichiarazione di incostituzionalità comporterebbe un notevole aggravio anche per le casse del nostro disastrato comune, ma, poiché in ogni caso è nostro intendimento e volontà privilegiare i diritti e gli interessi dei cittadini, si ritiene opportuno di seguito specificare la procedura da seguire per la richiesta di rimborso.
Come già accaduto al tempo della vicenda IVA sulla TIA stanno proliferando in questi giorni modelli e moduli per richiedere il rimborso dell’ IMU per illegittimità costituzionale sia su internet che presso i vari Caf e patronati, in ogni modo ciascun cittadino può provvedere anche personalmente alla presentazione dell’istanza entro il 28/02 p.v.
Le fasi dell’Azione:
Fase 1 – Si deve presentare al Comune a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno istanza in carta libera di rimborso dell’IMU pagata, corredata dalle fotocopie delle ricevute di pagamento.
L’istanza, anche di un singolo contribuente, può essere utile per innescare un meccanismo di cui tutti potranno comunque usufruire e beneficiare.
Ovviamente più saranno le istanze, maggiore sarà la pressione esercitata e più alte saranno le probabilità di riuscita dell’azione.
Fase 2 – Decorsi 90 giorni dalla proposizione della istanza di rimborso, ovvero decorsi 90 gg dal ricevimento della raccomandata, ed in caso di mancata risposta da parte del Comune, ovvero in caso di risposta negativa, è possibile proporre ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Siena, evidenziando le ragioni di incostituzionalità dell’IMU e chiedendo, per tal motivo, la remissione degli atti alla Corte Costituzionale.
Si ricorda che, pur essendo obbligatorio il ricorso ad un legale abilitato solo per le controversie aventi un valore superiore a 2.582,28 euro, il cittadino-contribuente dovrà comunque fare attenzione alla complessità degli adempimenti previsti dalla procedura (termini notifica, iscrizione a ruolo e adempimenti vari) e al rischio che la vertenza subisca un esito negativo a causa di una loro non esatta applicazione.
Le spese vive da sostenere per i ricorsi per cause di valore non superiore ad € 2.583,28 ammontano ad € 30,00 per contributo unificato.
Si consiglia comunque, l’assistenza di un legale o di un commercialista.
Fase 3 – E’ sufficiente che anche una sola delle Sezioni delle numerosissime Commissioni Tributarie italiane – verificata la fondatezza e la rilevanza della questione di costituzionalità proposta – rimetta gli atti alla Corte Costituzionale, perché questa sia tenuta ad esaminarla ed a pronunciarsi.
In caso di sentenza che dichiari l’incostituzionalità totale o parziale dell’IMU, tutti i contribuenti interessati – se non lo hanno già fatto – potranno chiedere e ottenere il rimborso di quanto ingiustamente pagato.
Per questo è importante depositare, quantomeno, l’istanza
C’è chi dubita della fondatezza dell’istanza e del successivo ricorso, in ogni modo, a questo punto, non resta che attendere la futura pronuncia della Corte Costituzionale.
Maurizio Forzoni – Movimento Civico Senese